Posts Tagged ‘latte

17
Ott
11

Veggie Shepherd’s Pie

Veggie Shepherd's Pie

Oh che emozione: il mio primo post sul mio nuovo MacBook Air e il mio primo post da Londra!
😀
In realtà questa ricetta era stata promessa ai fan su Facebook già da molti mesi, credo fosse Maggio, quando postai un foto-indovinello durante la preparazione… Mi dispiace soddisfare la curiosità con così tanto ritardo ma a quanto pare invece adesso la ricetta mi casca proprio a fagiuolo, hehe. Oltretutto stanotte qui erano tipo 2-3°C, quindi mi ci vuole ‘sto bel piatto caldo!

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01
Ago
11

Brioche pudding estivo

Brioche pudding estivo

Incredibile vero? Siete tornati sul blog e c’è una nuova ricetta! 😀
Durante questa lunga assenza ho mancato di festeggiare il compleanno del blog (5 anni!), non ho mantenuto promesse di ricette fatte agli amici su Facebook (ma rimedierò presto) e soprattutto credo di aver dato l’impressione a tutti quanti di aver preso la decisione di abbandonare tutto quanto… Non è così. Semplicemente non sono quel tipo di blogger, anche un po’ modaiolo, che ritiene di dover scrivere qualcosa sempre e comunque e mi pare di averlo sempre detto chiaramente a tutti voi. Ovviamente ci sono stati momenti in cui avrei potuto riprendere in mano la cosa già prima di oggi, però è vero che stare lontano così a lungo un po’ di disaffezione l’aveva portata e anche se ho continuato ad essere attivo sulla fan page di Facebook, mi mancavano gli stimoli giusti per buttar giù due righe anche qui sopra.
Non so dirvi onestamente se l’attività riprenderà regolarmente, ma per adesso sono qui di nuovo a proporvi qualche buona (spero) ricetta…

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29
Apr
10

Mousse cioccolato e caramello, Dulce de leche e truffes (e ingrediente segreto)

Mousse al cioccolato e caramello al burro salato

Antefatto n.1: Sandra di Un Tocco di Zenzero mi parla delle Fattorie Fiandino con entusiasmo durante il DeGustibooks…
Antefatto n.2: Sandra (ancora lei) offre ai suoi lettori la possibilità di degustare un nuovo prodotto delle Fattorie Fiandino e scrivere poi una ricetta che contempli questo misterioso ingrediente segreto.

Ho ricevuto dunque il pacchettino misterioso che conteneva i 2 panetti di burro 1889 salato, un prodotto 100% italiano con il 2% di fior di sale estratto a mano dalle saline Culcasi di Nubia, vicino a Trapani (presidio Slow Food). Inutile dire che appena arrivato eravamo già pronti in casa con le nostre baguettes home-made per fare subito un primo assaggio (ed era così buono che mezzo panetto si è volatilizzato all’istante!).
Fin da quando è partita la raccolta di ricette avevo in mente di preparare il caramello al burro salato, che magari è una ricetta un po’ inflazionata ma è anche vero che se in tanti la fanno allora magari vuol dire che è buona (e lo è)… In seguito, giorno dopo giorno, le idee si sono accavallate e alla fine sono giunto al risultato che vedete, complici anche altri prodotti che ho acquistato nel frattempo (da un fenomenale miele di acacia biologico al cacao di Said).

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15
Mar
10

Crespelle al finocchietto selvatico

Dopo aver proposto dolci, primi e focacce in questo percorso di ricette con olii e erbe, è giunta l’ora di provare anche un secondo (che in realtà può andar bene anche come antipasto).
In mezzo alle tante erbe fresche che mi sono arrivate, c’era anche un vasettino di finocchietto essiccato profumatissimo… un’erba che si usa soprattutto per insaporire le carni grasse ma che qui vi propongo con latte e uova. La preparazione si può fare anche con finocchietto fresco, a patto però di scottarlo in acqua bollente un paio d’ore prima e farlo asciugare molto bene prima di incorporarlo nella pastella (e poi l’acqua in cui avete scottato l’erba potete riutilizzarla al posto di un brodo, magari per preparare il famoso Macco di fave).

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15
Feb
10

Schiacciata alla fiorentina

Domani, martedì grasso, è l’ultimo giorno di Carnevale del 2010. Sono tanti i dolci che vengono preparati in tutta Italia durante il Carnevale, e anche Firenze non è da meno con cenci, frittelle e soprattutto la mitica Schiacciata! Ho guardato un po’ ovunque online per riuscire a trovare la ricetta tradizionale e non è stata un’impresa facile: di ricette semplificate bene o male se ne trovano abbastanza, ma la classica Schiacciata a quanto pare è troppo lunga e complicata (e infatti anche nelle pasticcerie della città si trova sempre meno). Delle due che ho trovato ho scelto la ricetta di Marble, sia per la garanzia di riuscita che offre il suo blog sia per le foto passo-passo che trovo utilissime e soprattutto perché la ricetta arrivava direttamente dal quaderno culinario di zia e nonna.
Riprendo quindi pari pari la ricetta e vi riporto questa bontà. Occhio alle fasi di lievitazione perché sono il vero punto critico della preparazione: se non è perfetta cambia decisamente il risultato.

  • 500 gr farina 0
  • 200 gr di zucchero
  • 200 gr strutto
  • 2 uova
  • 1 arancia (scorza e succo)
  • 20 gr lievito di birra
  • 1/4 di litro di latte
  • zucchero a velo
  • un pizzico di zafferano in polvere

Sciogliete il lievito di birra nel latte tiepido e unitelo a 300gr di farina. Impastate fino ad ottenere un panetto omogeneo e lasciatelo a lievitare, coperto con un panno, fino al raddoppio (la temperatura ideale è di 25°C, meglio se la lievitazione avviene in un ambiente a quella temperatura piuttosto che in un forno riscaldato). Lavorarlo di nuovo con le mani dopo la lievitazione.
In una ciotola sbattete le uova con lo zucchero, lo zafferano ed il succo d’arancia quindi incorporate la restante farina, lo strutto e la scorza d’arancia grattugiata mescolando molto bene per amalgamare tutto alla perfezione. Aggiungere a questo punto il lievitino (il panetto lievitato) che avevate preparato prima e lavorate energicamente l’impasto per qualche minuto. Il risultato dovrà essere morbido, né troppo liquido né troppo sodo.
Versate l’impasto in una teglia rettangolare (23x33cm) leggermente imburrata e lasciate lievitare per altre due ore, sempre coperto con un panno.
Infornate a 190°C per 45 minuti stando attenti alla cottura della superficie: se dovesse sbruciacchiarsi prima del termine, copritela con una stagnola.
Una volta sfornata, lasciatela raffreddare a temperatura ambiente poi sformatela su un vassoio e cospargetela di zucchero a velo. Infine disegnate il tipico giglio fiorentino con il cacao setacciato (scaricate il disegno di un giglio dal web, stampatelo e ritagliate la sagoma).
Si mangia tagliata in piccoli rettangoli, non vi sognate di tagliarla a fette triangolari davanti ad un fiorentino se non volete vederlo inorridire 🙂

25
Gen
10

Il sogno della Calamarata: essere un cannellone

Prendo indegnamente in prestito un’idea del grande Marco Stabile, lo chef de l’Ora D’Aria a Firenze che nel suo menu ha inserito “il sogno della patata” (e vi invito ad andare a scoprire qual è questo sogno), per presentarvi la ricetta di oggi. Come già accaduto per la ricetta del pesto La Mantia pubblicata un anno fa, anche questa volta mi sono fatto aiutare da Pasta Garofalo nella scelta di alcuni ingredienti… Un paio di mesi fa infatti, la Garofalo ha fatto uscire la nuova confezione DOC2 (Delizie di Onesta Cucina, parte seconda) che, come nella prima confezione ormai esaurita, offre agli appassionati una gran quantità di formati di pasta diversi abbinati a prodotti Slow Food del territorio intorno alla loro sede di Gragnano. 3 tipi di legumi (ceci, fagioli e cicerchie), pomodorini e pomodori “Miracolo di San Gennaro” (di cui ho già parlato nella mia amatriciana), olio extravergine ed un’ottima polvere di peperoncini di Controne sono le proposte di Garofalo per questa nuova DOC2. Insieme ad un regalo che è stato graditissimo e che è diventato ormai mio compagno inseparabile: un coltello in ceramica leggero, bilanciato e affilatissimo… una meraviglia!
La preparazione è stata un po’ laboriosa (4 diverse cotture, la farcitura della Calamarata e quindi un’altra cottura in forno) ma il risultato è valso largamente tutto il tempo che ci ho impiegato: altre volte dopo tanta fatica ho pensato “sì buonissimo, ma col cavolo (ciao Sigrid!) che lo faccio di nuovo” mentre stavolta credo che non ci vorrà poi molto prima di concedere il bis 🙂
Insomma, spero con questo piatto di essere riuscito a dimostrare la mia gratitudine a Pasta Garofalo per avermi nuovamente reso partecipe (senza impegno, lo ricordo a chi pensasse che questa sia solo una marchetta) di simili iniziative. Ma andiamo a vedere finalmente come preparare il piatto:

  • 200 gr di pasta tipo Calamarata (Garofalo)
  • 250gr di ricotta
  • 150gr di spinaci lessati (ecco la prima delle 4 cotture) e strizzati
  • 1/2 lt di latte a temperatura ambiente
  • 75gr di burro + 1 noce
  • 3 cucchiai di farina
  • 3 pomodori “Miracolo di San Gennaro” (Garofalo)
  • olio extravergine (Monocoltura Carpellese, Garofalo)
  • parmigiano reggiano grattugiato
  • sale, pepe bianco e un pizzico di zenzero in polvere (o noce moscata)

Fate bollire una pentola d’acqua.
In un pentolino fate sciogliere il burro, aggiungete la farina amalgamando bene fino ad ottenere una cremina color nocciola ed infine aggiungete il latte a filo continuando a mescolare. A fuoco medio-basso fate addensare mescolando continuamente con un mestolo di legno per 10-15 minuti finché otterrete la giusta consistenza della besciamella. A questo punto regolate di sale ed aggiungete un pizzico di zenzero oppure la classica noce moscata (personalmente preferisco lo zenzero ma fate voi).
In un padellino invece versate due cucchiai di olio extravergine e fateci cuocere i pomodori, tagliati a metà, insieme a 2-3 cucchiai del passato usato per conservarli (questo ovviamente se avete gli stessi pomodori “Miracolo” che ho io, altrimenti il passato aggiungetelo voi). Se utilizzate pomodori diversi dovrete vedere voi come aggiustare i tempi di cottura, ma normalmente dopo una decina di minuti a fuoco medio-basso (e coperti) dovreste avere la vostra morbida salsina sufficientemente ridotta. Aggiustate di sale.
Tagliuzzate gli spinaci e mescolateli con la ricotta, regolando di sale e pepe bianco ed amalgamandoli bene per ottenere la farcitura.
Mentre fate tutto questo, controllate anche la bollitura dell’acqua… Quando inizia a bollire, salatela e versate la pasta cuocendola poco più di metà del tempo indicato (io l’ho cotta per 10 minuti, sulla confezione ne sono indicati 16). Scolatela e separatela in modo che mentre siete occupati a farcire ogni pezzo non si incollino tra loro tutti gli altri.
Utilizzando un cucchiaino, una siringa per dolci oppure un sac-à-poche iniziate a farcire la pasta con l’impasto di ricotta e spinaci e adagiatela via via su una teglia che avrete precedentemente imburrato.
Quando avrete terminato lo strato di pasta, copritelo uniformemente con la besciamella, distribuite il pomodoro sulla superficie e spolverizzate di parmigiano grattugiato. Infornate e cuocete a 180°C per una ventina di minuti, eventualmente utilizzando il grill negli ultimi 2-3 minuti per una crosticina più croccante. Servite ben caldo.

14
Dic
09

Torta all’arancia e semi di papavero

Bisogna proprio che vada a mangiare fuori più spesso! La scorsa settimana ho pubblicato la mia versione del dessert ai diosperi che avevo assaggiato in un ristorante e anche con la torta di oggi è successa la stessa cosa… Abbiamo infatti fatto una deliziosa cenetta al ristorante Il Vegetariano, sempre qui a Firenze, che per me si è conclusa con un dolce davvero strepitoso. Al rientro a casa, ho espresso la mia soddisfazione sulla fan page del blog su Facebook (di nuovo: vi prego di iscrivervi lì invece di inoltrare le vostre richieste di amicizia sul mio profilo) e pochi minuti dopo il buon Stefano mi ha trovato la probabile ricetta che a quanto pare altro non era se non una delle meraviglie di Donna Hay (addirittura già riproposta da altre due blogger, che meritano assolutamente una visita, e cioè Laura e Monica).
A dire la verità, dopo averla provata ho riscontrato alcune differenze rispetto a quella che ho mangiato al ristorante… Intanto la parte esterna era molto più scura (non più cotta) tanto che quando l’ho ordinata ero convinto che ci fosse anche il cacao e solo dopo che me l’hanno affettata mi sono accorto che invece non c’era; in secondo luogo la copertura non era uno sciroppo ma una marmellata diluita (e quella l’ho fatta anche in questa mia versione); infine l’impasto, ancora più soffice e alto e che ricordava molto da vicino quello del panettone. In linea di massima comunque si può dire che il dolce è questo e che è valsa decisamente la pena provare questa ricetta a casa perché il risultato è a dir poco fantastico. Come ho già avuto modo di commentare su Facebook, è stata una delle rarissime volte in cui mi sono esaltato così tanto per un dolce che non contenesse manco una goccia di cioccolato.
Dosi e ingredienti sono all’incirca gli stessi che trovate anche negli altri blog, tranne appunto per la marmellata di arance:

  • 50gr di semi di papavero
  • 185ml di latte
  • 200gr di burro, ammorbidito a temperatura ambiente
  • 1 arancia (sia il succo che la scorza grattugiata)
  • 160gr di zucchero + 1 cucchiaio
  • 3 uova
  • 270gr di farina
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • marmellata di arance

Per prima cosa versate i semi nel latte e lasciateli in infusione per una decina di minuti.
Lavorate in una ciotola (o con il robot da cucina) il burro, i 160gr di zucchero e la scorza d’arancia fino ad ottenere un composto cremoso. Aggiungete le uova (una per volta e mescolando bene l’impasto ad ogni aggiunta per incorporarle bene) e, a seguire, la farina setacciata, il lievito, il succo d’arancia (meno due cucchiaini) ed il latte con i semi di papavero. Mescolate bene il tutto.
Versate l’impasto nello stampo (uno rotondo da 20-22cm va benissimo) ed infornate a 160°C per almeno 50 minuti, dopodiché verificate la cottura con il classico stuzzicadenti (che deve uscire pulito dopo che ci avete punzecchiato la torta).
Mentre aspettate che cuocia la torta, preparate la copertura… in un pentolino versate i due cucchiaini di succo d’arancia che avete conservato prima ed aggiungete un cucchiaio di zucchero e 3-4 cucchiai di marmellata di arance. Fate cuocere a fuoco bassissimo finché non si scioglie lo zucchero, quindi ancora per un altro minuto o due ed ecco che avete la vostra copertura di arance con cui spalmare la superficie del dolce una volta sfornato!
Se invece della copertura alla marmellata preferite l’idea originale dello sciroppo, vi rimando alla ricetta di Laura o al solito Google.
Provatela!

01
Set
09

Neromangiare

Neromangiare

Dai e dai eccoci dunque giunti a Settembre e alla fine delle vacanze! Sicuramente c’è qualcuno che avrà ancora il tempo di prendersi qualche altro giorno di ferie (e ha tutta la mia invidia) ma la maggior parte delle persone è già rientrata al lavoro… Personalmente sto facendo davvero una gran fatica a ripartire con la vecchia routine e anche decidermi a riprendere in mano il blog e pubblicare una nuova ricetta ha richiesto un discreto sforzo.
Dovevo anche decidere con quale ricetta ricominciare e la scelta è caduta su un dolce che a mio avviso può davvero rappresentare l’idea del viaggio e quindi riportarci per un attimo alle nostre vacanze. Perché il viaggio? Perché il Biancomangiare (cioè la ricetta originale) è curiosamente tipica delle due regioni ai poli opposti del nostro paese, cioè la Val D’Aosta e la Sicilia, perché proviene originariamente da un’altra nazione, la Francia, e perché infine lo preparò Matilde di Canossa per riappacificare Papa Gregorio VII ed Enrico IV (fonte: Wikipedia)… un viaggio quindi tra storie e culture apparentemente diverse accomunate da un ottimo dolce.
Quella che vi propongo oggi è una variante golosissima a base di cioccolato, tanto ormai non avete più l’assillo della prova-costume e sono finite le diete (vero Romanelli?) per cui potete finalmente lasciarvi andare…

  • 1 litro di latte (latte di soia per i vegani)
  • 180gr di cioccolato fondente
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 4 cucchiai di maizena
  • guarnizione a piacere

Prendete una ciotola ed iniziate con lo sciogliere la maizena in 8 cucchiai di latte, mescolando bene, quindi versate il latte rimanente in un pentolino e portatelo lentamente ad ebollizione.
Toglietelo dal fuoco ed unitelo delicatamente al composto di maizena, amalgamando molto bene per evitare grumi sgradevoli.
A questo punto riportate il latte sul fuoco, anche rimettendolo nello stesso pentolino di prima, ed aggiungete il cioccolato fondente fatto a pezzetti. Portate di nuovo ad ebollizione continuando a mescolare ininterrottamente. Dal momento dell’ebollizione calcolate un paio di minuti (in cui continuerete a mescolare) quindi togliete dal fuoco ed unite anche lo zucchero.
Versate il composto nello stampo che preferite, lasciate raffreddare e quindi riponete il dolce in frigorifero per almeno 4 ore.
Al momento di servire guarnite il piatto con ciò che più vi piace: amaretti sbriciolati (come nella foto), frutta secca, arancia candita, ecc.
E se proprio della linea non ve ne importa davvero più nulla: panna montata e gocce di cioccolato!!! Alé!

15
Lug
09

Coppette di cocco alle rose

Coppette di cocco alle rose

Quello di oggi è un dolcetto che ho provato per la prima volta più di 10 anni fa e che poi non ho più fatto. Eppure la preparazione è semplicissima ed il risultato è sorprendente per la freschezza che rimane sul palato (e quindi è una ricetta consigliatissima per l’estate, anche se stare un’ora davanti al latte in ebollizione non è proprio l’ideale).
Capita a volte, soprattutto quando si avviano i primi seri passi in cucina, di raccogliere ricette un po’ ovunque, segnandosi degli appunti, strappando le pagine che interessano da alcune riviste, stampando i contenuti delle pagine web… poi si mettono via tutte queste cose a memoria futura, ipotizzando che prima o poi potranno tornare utili mentre in realtà poco tempo dopo già state raccogliendo e testando altre ricette e di quelle passate ormai vi siete quasi scordati; e così via, in loop.
Un giorno, non si sa come (magari su suggerimento di un ingrediente appena acquistato), fa capolino nella vostra testolina il flebile ricordo di una ricetta che avevate provato tanto tempo fa e che poi si è persa chissà dove (se mentre la cercate trovate in casa una porticina nascosta che in teoria dovrebbe essere murata ma non lo è, non apritela o comunque non oltrepassatela; soprattutto se in casa avete un gatto nero e vi chiamate Coraline)… Per mia fortuna però sono riuscito a recuperarla, in un oscuro e polveroso cassetto della mia memoria, e quindi, ladies and gentlemen, ecco a voi la ricetta di oggi (in 4 coppette):

  • 1 litro di latte
  • 120gr di zucchero
  • 120gr di cocco grattugiato
  • essenza di rosa (niente panico: continuate a leggere)

Partiamo dall’essenza di rosa: si prepara la sera prima lasciando in ammollo 2 cucchiaini di petali di rosa (io ho sempre quelli di Terre Exotique) in 3 cucchiai d’acqua calda.
Il giorno dopo, mettete il latte in un pentolino antiaderente e lasciatelo bollire finché non si riduce della metà. Incorporate ora lo zucchero e il cocco e, mescolando continuamente, lasciate ancora cuocere (a fuoco medio-basso) finché gran parte del latte non è evaporata/assorbita ed il composto si è leggermente indurito (in pratica quando fate più fatica a girarlo con il mestolo di legno).
Aggiungete l’essenza di rosa e dividete il composto nelle coppette; lasciate raffreddare a temperatura ambiente e poi ancora almeno un’ora nel frigorifero.
Se la linea non è un problema e non temete la prova-costume, prendete 50gr di cioccolato fondente al 70% e scioglietelo a bagnomaria, quindi usatelo per ricoprire i dolcetti (50gr vanno bene se vi piace una calda e cremosa copertura golosa, ma se preferite un croccante velo di cioccolosa cialda da rompere con il cucchiaino allora usatene 35-40gr e rimettete in frigo 15 minuti).

Gnam.

09
Lug
09

Rose di panini allo zafferano (Lussekatter)

Lussekatter

Ho scovato questa ricetta in uno dei tanti libretti allegati alle riviste di cucina che compro ogni tanto (credo fosse Sale&Pepe, quindi segnalo la ricetta anche per il Club Sale&Pepe) ma ho scoperto soltanto dopo che si tratta dello stesso impasto che si usa per preparare le tipiche focaccine svedesi del giorno di Santa Lucia (13 Dicembre), i Lussekatter. Rispetto alla preparazione delle focaccine tradizionali, le uniche differenze qui sono l’assenza dell’uvetta e la forma che avrebbe dovuto assomigliare ad una S… alla fine credo che questo assomigli di più al “Saffron Cake” inglese… Il sapore è molto particolare per la forte presenza dello zafferano ma non è troppo dolce per cui si presta anche a numerosi accostamenti (magari alla fine vediamo qualche idea).
Per informazioni sui tradizionali festeggiamenti per Santa Lucia (che avvengono anche in alcune zone del nord Italia) vi rimando a Google perché non vorrei dilungarmi oltre dato che la ricetta è abbastanza lunga da spiegare, quindi passiamo subito a vedere cosa fare…

  • 500gr di farina per pane
  • 220ml di latte tiepido
  • 100gr di burro fuso, raffreddato
  • 50gr di zucchero
  • 15gr di lievito fresco
  • 2 uova
  • 1 cucchiaino di sale
  • 2gr di zafferano in polvere (oppure 1/2 cucchiaino di pistilli messi in ammollo in 2 cucchiai di acqua bollente per 12 ore e poi filtrati)

In una ciotola capiente, mescolate la farina con il sale, lo zucchero e lo zafferano (se usate i pistilli rinvenuti in acqua aggiungeteli al prossimo passaggio, non adesso) e fate una fontana al centro.
A parte sbriciolate il lievito nel latte, aggiungete un uovo intero e amalgamate bene con una frusta a mano o un cucchiaio di legno. Versate il liquido nella fontana, quindi aggiungete anche il burro fuso e iniziate a mescolare con una spatola lavorando bene l’impasto dall’esterno verso l’interno. Verificate bene se l’impasto risulta appiccicoso o secco mentre lo lavorate: nel primo caso aggiungete farina, un cucchiaio alla volta, nel secondo latte o acqua, sempre un cucchiaio alla volta. Al termine dovreste ottenere un impasto liscio.
Infarinate leggermente il piano di lavoro, trasferite il tutto dalla ciotola al piano ed impastate con le mani per qualche minuto fino a che avrete un panetto compatto e morbido. Rimettetelo nella ciotola, coperto con una pellicola, e lasciatelo lievitare al caldo per un’oretta finché raddoppia di volume.
Trascorso il tempo di lievitazione, tornate a lavorare l’impasto sul piano di lavoro per 5 minuti quindi fatelo riposare di nuovo per altri 20 minuti.
Dividete ora l’impasto in 7 parti uguali e formate delle piccole salsiccette (lunghe una ventina di centimetri o più) che arrotolerete su se stesse tenendo una delle estremità leggermente rialzata per formare delle roselline. Mettetene una al centro di una teglia ricoperta con carta da forno e sistemate le altre intorno alla prima, rivolgendole tutte nella stessa direzione (in pratica appoggiate l’estremità delle roselline esterne su quella interna, il che tra l’altro vi serve anche come trucchetto per evitare che si aprano in cottura).
Coprite la teglia con un panno e lasciate nuovamente il tutto a riposo per circa mezz’ora in ambiente tiepido-caldo. Nel frattempo accendete il forno a 200°C.
Sbattete l’uovo rimasto e usatelo per spennellare la pasta lievitata, quindi infornate e lasciate cuocere per circa 20-25 minuti finché i panini diventano sodi e dorati.
Togliete dal forno e lasciate raffreddare su una griglia.

Questi panini sono buonissimi, hanno una buona durata (2-3 giorni), si possono tostare e anche surgelare (fino a un mese).
Vi dicevo all’inizio che per il fatto di non essere troppo dolci si prestano anche ad essere degustati con diversi abbinamenti… Ho fatto diverse prove ma non vorrei rovinarvi il gusto di sperimentare da voi, quindi vi indico solo le due che mi hanno soddisfatto maggiormente: 1) con il burro salato e 2) tostati fino a renderli croccanti, tagliati a cubetti e mangiati con il gelato alla vaniglia. Golosissimi.




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